Descrizione
Alle cinque del mattino del 4 novembre 1966, alla fine di un periodo di piogge molto violente, l’acqua – ovvero quel misto di acqua, fango, nafta, benzina, tronchi d’albero e parti d’automobili che l’Arno portava con sé – irrompe in via de’ Bardi, proseguendo il percorso rovinoso che avrebbe messo quella stessa mattina la città in ginocchio. Ma Gino, al caldo, nel suo letto, non se ne accorge. E anche in seguito al brusco richiamo della moglie Iris, preferisce trattenersi in un dolce dormiveglia in cui affioravano alla mente amici e conoscenti, con i loro tic, con i loro casi e le loro stranezze. Finalmente in piedi, superata la sorpresa e lo sgomento iniziale, si trova a fare i conti con l’emergenta. L’alluvione diviene per lui occasione di ripensare ai rapporti con il prossimo e fare il punto sulla propria vita, le sue sfide quotidiane e i suoi colpi d’ala irripetibili.
L’umanità delle persone, la solidarietà fa “più o meno amici” in una situazione così drammatica; come gli uomini anche se molto semplicie e un po’ rozzi nei modi, possono essere nobili d’animo. La gelosia, il confronto fra due mondi: quello fiorentino e quello siciliano, la bonomia di gino che spesso è occasione di fraintendimenti per il siciliano. La solidarietà fra le donne. La chiave della storia è il carattere dei fiorentini, la generosità, l’orgoglio, l’amore e la speranza.
Giorgio Bruni è uno scrittore esordiente nato a Firenze il 26 Aprile 1943. Ha lavorato come artigiano per trent’anni nell’arte dell’intaglio del legno.
Grande appassionato del volo, nel 1987 ha ottenuto il brevetto di piloto e in seguito, quello di istruttore di aerei ultraleggeri. Ha fatto sucola di pilotaggio dal 1990 al 2002, cessata l’attività di volo si è dedicato alla scrittura. Questo è il suo primo breve romando, dedicato alla tragedia dell’alluvione di Firenze del 1966.
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