Descrizione
Basta pensare ai nomi di persona e di luoghi più diffusi nel nostro paesee alla loro distribuzione geografica, a certi sinonimi che identificano ancora oggi l’appartenenza cittadina con il nome del santo protettore, per rendersi conto della capillare importanza del fenomeno patronale nel panorama italiano. Identificare come petroniani i Bolognesi, o come ambrosiani i Milanesi non fa altro che ricordare incessantemente il legame fondativo tra la cittadinanza e il santo che ne è il simbolo. Santa Maria, san Giovanni, san Giuseppe, san Michele, san Francesco, sant’Antonio, san Rocco, santa Rita, san Nicola sono non a caso tra i toponimi più diffusi, ma anche tra i nomi di battesimo maggiormente ricorrenti, i veri poli della geografia, della storia e del costume italiani. Tuttavia, nella storia del nostro paese, la pratica devozionale si sostanzia anche di aspetti più politico-sociali. Nei lunghi secoli che hanno preceduto l’unità del paese, la Chiesa è stata l’unico potere non straniero che ha rappresentato, soprattutto tra i ceti popolari, l’unico tratto identitario effettivamente comune, l’unico mondo universalizzante in una realtà di particolarismi esasperati. Il culto per la Madonna – il cui patronato è di gran lunga il più diffuso – per i protomartiri cristiani, per i primi santi vescovi ha finito per far loro assumere il ruolo di taumaturgici “defensor civitatis” e di divenire al tempo stesso depositari di consuetudini e memoria.
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