Descrizione
Nella storia della mistica Giovanni della Croce (1542-1591), occupa senza dubbio un posto di rilievo non tanto perché ha disquisito sulle realtà divine ma perché ne ha fatto esperienza diretta, nel silenzio interiore ove Dio parla all’uomo e a lui si comunica nell’amore. Ciò che sottende tale intimo rapporto è il linguaggio, un linguaggio ineffabile, che solo chi è “invaso” da Dio conosce. Per questo il mistico spagnolo in una delle sue massime —- Detti di luce e amore – afferma: «Ciò che occorre di più per progredire è mettere a tacere la nostra lingua e i nostri appetiti di fronte a questo grande Dio, poiché il solo linguaggio che egli ascolta è l’amore silente» (n. 131). In effetti, il santo si riferisce qui, come altrove, alla ferma volontà di rinuncia e di voto di tutto ciò che non è Dio per essere riempiti della sua stessa vita. Il percorso spirituale, vissuto nella notte secondo il ritmo esigente della vita teologale, conduce alla purificazione dei sensi e dello spirito e, alla fine, all’unione trasformante, anche se il volto di Dio cercato e contemplato al di là di ogni meditazione, è teofania gratuita di Dio stesso.
Il giovane studioso di mistica, Nicola Gori, con il presente lavoro, diviso in una prima e seconda parte, ha inteso seguire il percorso tracciato nel libro della Salita al Monte Carmelo, ponendosi sul versante dell’uomo nel suo movimento ascensionale che lo conduce, attraverso la fase del distacco (desasimiento) dagli appetiti, al Monte della perfezione per incontrare Dio, «fuoco che consuma ma non brucia» (A. Comastri) nella sostanza della sua anima. A tale scopo, l’Autore ha lavorato sul testo scritto sanjuanista, esaminando parole istituzionali come “voluntad”, “querer”, “apetito”, quindi, per «restituire e istituire il cammino “ex parte hominis”, situando l’anima nelle proprie attitudini, per poi affidarsi, per l’ultimo tratto del cammino, alla volontà di Dio, che sola può sostenerlo fino all’unione mistica» (G. Chiappini).
Tale approccio, preciso e ben documentato, anche attraverso le ragioni etimologiche, consente all’Autore di evidenziare l’esperienza mistica del santo Dottore attraverso la motivazione del linguaggio, pur nella consapevolezza dell’inadeguatezza di tale linguaggio rispetto al ricco contenuto dell’esperienza interiore di Giovanni della Croce.
Luigi Borriello, ocd
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